
I Girless & The Orphan sottolineano questi legami con un EP dal titolo ironico – “the Epic Epitaph Of Our Ephemeral Epileptic Epoch” – uscito a pochi mesi dal precedente lavoro, “Some names for different girls”, a dimostrare l'urgenza di una comunicazione immediata. Un epitaffio, sì, che ha a che fare quindi con una certa carica nichilista, ma stemperata dalla spensieratezza perdigiorno del folk senza che questo comporti una perdita di potenza. Quattro tracce che non attingono tanto da quello che fu in effetti definito cowpunk – gruppi come Beat Farmers o Meat Puppets – ma che scavano fino alle origini del fatidico intreccio, scarnificando la propria musica per raggiungere l'essenziale. Lo sguardo è rivolto a Woody Gutrhie, idolo di Joe Strummer; allo stesso Strummer che duetta con Johnny Cash o Billy Bragg, o ai suoi primissimi 101'ers.
A queste istanze fondamentali, si intrecciano influenze più recenti. “Dura lex sed Luthor” risente della ruvida dolcezza di Wilco. “London”, la cui impietosa sessione ritmica evoca gli scontri della capitale messa a ferro e fuoco dall'ondata punk, ricorda la travolgente “Punk rock parranda”dei Gogol Bordello. L'apporto dei fiati conferisce a “This parking lot” un'inaspettata eleganza, che contrasta con la spontanea semplicità della finale “(pro)creating your career”. I testi raccontano sentimenti feriti e delusioni, ripiegando su una dimensione intima che quasi stupisce. O forse no, se la musica suggerisce il ritorno all'essenza. In sostanza, un EP sostanziale e sostanzioso - i Girless & the Orphan mi perdonino il gioco di parole che potrei sostituire con l'unico aggettivo utile a definire questo disco: semplicemente delizioso.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Stop Records
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