domenica 18 settembre 2011

Machine Head - Unto the Locust (Recensione)

Machine Head - Unto the LocustHo iniziato a scrivere questa recensione ed ho subito letto una comunicazione sulla bacheca di un mio contatto FB da parte di un altro contatto, il quale gli consigliava di cercare ed ascoltare "Unto the Locust", il nuovo lavoro degli americani Machine Head, storica band che, partendo da radici thrash e heavy metal è riuscita da subito a creare un proprio trademark facilmente riconoscibile già dal primo "armonico".

Mi metto così ad ascoltare "Unto the Locust", in uscita dopo quattro anni di silenzio. La opening track, I Am Hell (Sonata In C#), si apre con una sorta di coro gregoriano che ripete la stessa litania per tutto il primo minuto del brano, per poi lasciare spazio a delle poderose chitarre distorte che entrano con un riffing lento, cadenzato, pesante al quale si abbina perfettamente la graffiante voce di Robb Flynn, un gran bell'inizio devo dire! Trascorre un altro minuto e il brano si trasforma in una cavalcata veloce ed articolata che non lascia spazio a noia o perplessità. L'ottima conclusione del brano sembra essere uno sprone a tutte quelle band doom che a quanto pare hanno dimenticato, negli ultimi tempi, come emozionare l'ascoltatore con le armonizzazioni di chitarra che hanno contraddistinto il genere, nonostante i Machine Head siano tutto tranne che doom!
Le tracce successive, mantengono le caratteristiche classiche della band. Da cattivi e pesanti i brani riescono alle volte anche ad aprirsi varchi di malinconica melodia altamente orecchiabile, cosa alla quale il combo ci ha abituati progressivamente in tutta la sua carriera ma che si è acuita nel 2004, quando il singolo Imperium (da Through the Ashes of Empires) lasciò gli utenti di quel segmento musicale positivamente a bocca aperta. Insomma, buona tecnica, richiami al glorioso passato della Bay Area e della NWOBHM con sprazzi di death svedese, repentini cambi ti tempo e ritmiche fanno da padroni in questo gran bel disco! La produzione dell'album è a dir poco perfetta, gli strumenti si amalgamano alla grande e il suono che viene fuori è definito e potente allo stesso tempo. Tutto l'album scorre bene, lo si ascolta in 50 minuti scarsi. E si mantiene a livelli decisamente alti.
Consigliato a tutti i fan della band che si riconferma grande ancora una volta, e a tutti i nostalgici di un passato musicale che sembra non voler tornare più ma che non disdegnano la modernità.
Buon ascolto, decisamente!

Voto: ◆◆◆◆◆
Label: Roadrunner


2 comments:

Anonimo ha detto...

il cantante si chiama robb flynn.....ma uno competente???

Johnamoroso ha detto...

Grazie della segnalazione. Sono cose che capitano :)

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