Ryan Ross Smith è un eclettico musicista americano che, prima di spostarsi ad Oakland (CA), ha vissuto a New York dove ha scritto, registrato e suonato con gruppi quali Stars like Fleas, Twin Thousands, and Bright Moments [aka Team B].
Compone, inoltre, musica per balletti, serie televisive e film, come ad esempio PUNCTURE, un film da poco uscito negli USA (guarda il trailer) e che ha ricevuto un' ottima accoglienza al Tribeca Film Festival.
E’ stata un’esperienza, a detta di Ryan (e c’è da credergli) incredibile, lavorare nella fase di post produzione e rendersi conto di come, le musiche da lui composte, usando dei sintetizzatori analogici, si adattavano perfettamente alle scene del film.
La prima cosa che si nota vagando sul bandcamp di Power Player (suo attuale moniker) leggendo i titoli e, soprattutto i commenti, di ogni canzone nella pagina di free download dell’omonima opera, è che si tratta di covers.
La prima cosa che si nota vagando sul bandcamp di Power Player (suo attuale moniker) leggendo i titoli e, soprattutto i commenti, di ogni canzone nella pagina di free download dell’omonima opera, è che si tratta di covers.
Se andate alla ricerca degli originali o volete sapere chi è l’autore, così come avevo fatto io, resterete senza risposte.
E sì, perché si tratta di covers di canzoni scritte dallo stesso Ryan.
Capisco la vostra perplessità ma è così.
Power Player è un progetto essenzialmente basato su musica elettronica dove i testi ed il contenuto melodico, sebbene importanti (provate, ascoltando le sue canzoni, a capirne il senso), sono influenzati dalla musica che scorre dietro.
Ryan, per liberarsi dai sequencers ed altre cianfrusaglie elettroniche, ha cercato di ridurre al minimo l’apporto tecnologico per “suonare” solo musica; ha, quindi, preso i testi delle 17 canzoni di cui è composto l’album, e le ha riscritte e registrate nuovamente nella maniera minimalista e più semplice possibile.
Ecco allora scoperto l’arcano della definizione “covers”.
Ne è uscito un disco a dir poco eccellente.
Diciamo subito che siamo dalle parti, come dichiara lo stesso Ryan, di Sparklehorse e Tindersticks.
A parer mio, però, ci sono molti punti di contatto con vari episodi di Eels ma anche di Bonnie Prince Billy e, perché no, anche con i National e non solo per la voce, a volte appena sussurrata, da “crooner”, profonda a la Matt Berninger.
Come si diceva, l’album è composto da 17 tracce per un totale di un’oretta.
Nel voler cercare un difetto, si può dire di una certa uniformità dell’album ma è un limite facilmente superabile soprattutto per le sensazioni trasmesse dalle musiche semplici e dagli interessanti testi, a volte duri ed oscuri, delle canzoni tra le quali svettano le iniziali I MADE YOU -“A blue light shines from my eyes/It’s how i made you that’s why you are the only animal that i like"-
e ALL THE MOLECULES YOU SHED BELONG TO ME AND NOT TO YOU (grande titolo, vero?).
A seguire poi SCAREDY CAT, con la sua reiterata promessa -“but I promise you won’t feel a thing at all” - seguita dall’esortazione “now raise me up” accompagnata dal banjo per tutta la sua durata.
Meritano ancora la citazione il “valzerino”di PLEASE ME PLEASE, con le voci di Ryan a sovrapporsi e TENDER BERRY che chiude in modo assolutamente degno questo album.
In conclusione nulla di particolarmente nuovo ma il “(recente) passato” rivisto con gusto e professionalità senza essere eccessivamente riverente.
E allora, parafrasando la richiesta di Ryan in quell’altro gioiellino che è SOLID GOLDEN OPEN SPACE -“hey hey, hold me...hold me...hold me...until i disappear”- teniamocelo stretto e non lasciamolo sparire….
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Autoprodotto
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