venerdì 27 gennaio 2012

Dntel - Dustmite (Recensione)

Dntel - DustmiteNon avevo mai sentito parlare prima della figura di James Scott Tamborrello, mi ero perso un nome importante. Il primo approccio con questo personaggio appartenente alla categoria degli "architetti del suono post y2k" è stato direttamente quello musicale, e soltanto dopo ho provato a ricercare informazioni scoprendo che si tratta di un musicista, o per meglio dire alchimista, abbastanza noto nel circuito della musica "elettronica intelligente". Veniamo alla musica: quello propostoci da Dntel è un viaggio nella ricerca sonora degli ultimi dieci anni e più, ciascun pezzo affronta una problematica differente, tuttavia tutte condividono lo stesso filo logico. Il problema principale sviluppato da Tamborrello consiste nel chiedersi quali siano state le diramazioni più importanti della musica elettronica e, potenzialmente, quale sia il suo futuro, anche se il suo lavoro, pur nella sua intermittente genialità (e quando non è geniale è buon contenuto) non crea nulla di nuovo nè cerca l'invenzione, non è il suo scopo. Musicalmente parlando ogni brano è un capitolo. Nell'opener Colossal youth l'alchimista traccia una struttura fortemente crossover in cui i riff di chitarre, l'atmosfera chimica e sognante allo stesso tempo e sprazzi di chiptune riassumono quel percorso cominciato con la nascita della Warp, storica etichetta IDM, come filo conduttore e trasformatore di quel sound inglese degli anni '90 noto come Big Beat. La gioventù descritta da Tamborrello tuttavia denota il problema principale. La musica elettronica e in particolar modo l'IDM sono il simbolo di una rottura con il tempo e con lo spazio, una musica per il cyberspazio, per la postmodernità e oltre, perchè qui si perde il senso classico di logica ritmico-sonora. Tuttavia egli non ci offre spinti per uscire da questa crisi. Dustmites, title-track, nasce da una idea molto semplice ma viene sviluppata in modo molto "intelligente". C'è una ritmica che ricorda Dirk Ivens sotto la veste di Dive, il tutto reso in senso più freddo e chimico, e la posizione di un input, nel suo cambiamento, modella, trasforma e ritrasforma continuamente il senso del brano. Questo è un tappeto chimico per la generazione del post-summer of love, è una bozza di rhytmic noise, seppure in chiave minore e più leggera. Un ritmo ricco di marzialità accompagna anche la successiva The longest last, che sembra sempre ricollegarsi alla traccia precedente, sebbene qui l'uso della drum machine faccia finalmente capolino. Stavolta Dntel ci vuole offrire una lezione sulle mosse e le contromosse di una drum 'n bass isterica, veloce e incalzante, sempre più legata ai lidi post-Big Beat. Heart in bed smorza i toni e ci consegna un musicista più riflessivo e atmosferico, una parentesi di riposo. E' il passaggio della tempesta. Everyday prosegue verso questa direzione a partire dalla presentazione di un moto oscillante che guida l'ascoltatore verso un'atmosfera fredda e asettica in puro stile IDM ma molto lontano dal genere in sè stesso. Un breve dialogo irrompe, allo stesso modo di come avveniva nell'opener, ma non ha particolari messaggi, è una riflessione sospesa tra mondo chimico e mondo onirico, tra identità e alterità, realtà e virtualità. E' un'elettronica particolare, quella di Dntel. Ci fa ricordare il passato di chi ha vissuto la generazione della Voodoo people e allo stesso tempo ci proietta verso un futuro incerto. Cosa ci salverà? Come dicevano i Brooklyn Bounce, in fondo abbiamo soltanto bisogno di tre cose. The bass, the beats, and the melody.

Voto: ◆◆◆
Label: Not on label

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