Torna con un album dal titolo lunghissimo e senza senso la contorta cantautrice Fiona Apple, che dà adito ai più spulciosi, abituati a ricercare ogni significato delle sue produzioni artistiche nel suo passato tormentato del quale ormai si è sparlato già abbastanza.
Questo quarto album "The Idler Wheel..." dovrebbe sgomberare il campo da allusioni verso una vita difficile e invece ci troviamo immersi ancora in un mondo astratto e calamitato verso l'oblio autobiografico. C'è stata una lenta evoluzione artistica, dal disco d'esordio "Tidal" del '96, anno in cui raggiunge una grande popolarità, seguita da una fama inaspettata con il brano Criminal e poi un graduale declino creativo con produzioni uscite a distanza di molti anni. Sulle sue spalle c'è un peso notevole, la sensazione è quella di una cantautrice che vuole trovare una sorta di pace, con una voce gracchiante in cui canta: "Leave me alone, leave me alone" nel brano "Regret". Resta il fatto che le sue sono delle eccellenti canzoni, che in questo caso escono definitivamente dall'orbita commerciale, sin dal singolo che apre l'album "Every Single Night" eseguita con glockenspiel, piano e percussioni. "Daredevil" è un incrocio tra i The Dresden Dolls e Björk, in cui pare di ascoltare un personaggio con un portamento vigoroso che si conferma anche nella terza traccia "Valentine". Si prosegue con "Jonathan" uno dei pezzi più intensi, con un andamento decadente, a metà strada tra lo stile jazzistico e il cabaret macabro. "Left Alone" si apre con le percussioni che introducono un mood dark con accordi di pianoforte a tratti vicino al cabaret tedesco, una sorpresa dietro l'altra che ci fa dimenticare della scarsa prolificità dell'artista che in quest'album riesce ad incantare mostrando le proprie abilità compositive. Con il brano "Werewolf" l'album ha una battuta d'arresto, di sicuro voluta, in cui canta: "Nothing wrong when a song ends in a minor key", mentre la successiva "Periphery" è il brano che ci evita di sbadigliare per poi spingerci verso un barlume di sperimentazione dove l'artista statunitense tra ritmi minimali e accordi di piano melanconici riesce a costruirsi una personalità d'acciaio.
Il penultimo brano "Anything We Want" è uno dei brani più riusciti tra i dieci che compongono l'album, dove troviamo cliché di strumenti quali djambe, darboucka e conagas e tappeti di percussioni esotiche con i quali si va verso la fine con il brano "Hot Knife", tra ritmi e voci in loop che si ripetono fino alla chiusura di un disco decisamente ispirato.
Il songwriting di Fiona Apple è arrivato a un livello sopraffino, consacrandosi definitivamente, con un disco solista astruso ma sotto mentite spoglie, capace di mettere d'accordo ancora - questa volta senza gossip attorno - i fan di vecchia data e i nuovi che arriveranno sicuramente.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Epic Records
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