giovedì 23 febbraio 2012

J27 – Generazione Mutante (Recensione)

J27 – Generazione MutanteChi ha detto che il rock “valvolare dentro” – quello venoso che circola tra i faldoni amplificati del sottobosco underground – è quasi in fin di vita? Basta invertire i jack d’ascolto e sintonizzarsi in questo “Generazione mutante” dei toscani J27 e tutte quelle radici bollenti di certi dischi sacri dei Negrita di primo pelo “Il viandante”, “L’alieno”, “Non esisti” e dei Grand Funk Railroad d’anni fa “Mai”, “Bombe si rifanno prepotenti, rabbiosi e saturi di blues rock, hard rock e liscive speed che troncano il fiato.

Disco da vene del collo gonfie e spasimi di rifferama - c’è molto del Blackmore Purpleiano - che sembra un modernariato emotivo, protettivo di ricordi e tramandi per più di una generazione, un “force sound” che esprime appieno il suo animo vintage esplosivo e che non ingombra per nulla le atmosfere che in questo caso vorrebbero bollarlo come un’operazione sclerotica, ma del resto la stupenda “tossicodipendenza” che musica di tal fatta ancora unta orecchi e cuori scalmanati è tanta come la consapevolezza di essere centrifugati dai suoi ingranaggi sonici, allora tanto vale perderci i connotati per una mezzora e qualcosa.

Ovviamente nulla di altro se non ottimo rock sudaticcio, suonato da questa formazione con tutti i crismi e le benedizioni possibili che si coagulano insieme pur di sfasciare woofer, idoli e le maledizioni che il moniker si porta appresso come un gatto nero che attraverso il destino; nove tracce inedite e la coverizzazione di “Shout” (Tears For Fears) che fanno fibrillare i coni come in un rapporto incestuoso con una magnitudo in corso, ma anche spazio per una ballata Afterhoursiana “Solo”, un’eiaculazione svisata di corde elettriche come Zeus comanda “Venere nera” e il Mark Farner che da fuoco alle polveri di “Generazione Mutante”, luogo, simbolo e devozione di un disco alla vecchia maniera, sporco e con le palle giuste per far vibrare quella feroce energia che trasmette sottopelle.

Dieci tracce che insieme sono tasselli di un’opera praticamente perfetta per tornare indietro nel tempo, nell’Eldorado del vero rock, a distanza dai vuoti sospesi ed emaciati dell’indie a tutti i costi.

Voto: ◆◆◆
Label: Vrec

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