Dietro Arctic Plateau
ci sono la mente, i testi e il cuore di un italianissimo Gianluca Divirgilio, accompagnato nell’apparato strumentale da
Fabio Fraschini al basso e da Massimiliano Chiapperi alla batteria.
Dopo tre anni dal primo full-lenght “On a Sad Sunny Day” e
dopo lo Split con i Les Discrets del 2010 ci troviamo di fronte a “The Enemy
Inside”.
Album che colpisce positivamente fin dalla copertina, che è
manifesto di una certa introspezione, di riservatezza e di qualcosa che va
aldilà della realtà e della fantasia. Cose che successivamente si
ritrovano nell’ascolto di questo lavoro. È un’entità impalpabile e difficile da
inquadrare, che spazia da uno shoegaze ad un suono a tinte più forti, ed è
questo straniamento la chiave di lettura per quello che si ascolta spingendo
play. Ed è bello passare delle ore in compagnia di quest’album, ci si sente
meno alienati, forse per il semplice fatto che siamo accanto ad un altro
“alieno”, almeno per un po’.
Sì è immessi nel “concept” dolcemente, grazie alle sonorità
già familiari di “Music’s Like”, brano che avevamo imparato ad apprezzare già
dallo Split, si passa ad un piccolo intermezzo di “Bambini Piangete” e subito giù con “Adult
Idiot”, in un’atmosfera sospesa che trae la sua vera forza dal testo, molto
semplice ma anche molto incisivo, e soprattutto pregno di una nostalgia
straniante, mentre tutto viene lasciato così, senza trovare realmente una
soluzione. Il filo concettuale viene tessuto abilmente nel brano successivo “Abuse”
a conferma che non serve a nulla cercare sempre delle risposte a delle domande.
Poi quasi quattro minuti di “Catarctic Cartoons”,
strumentali, che lasciano la scena alla titletrack “The Enemy Inside” il così
tanto temuto nemico interiore. Ma non dobbiamo farci ingannare dall’intro,
perché oltre ad essere il perno su cui ruota l’intero album contiene anche una
sorpresa sugli ultimi versi “Misanthropy
and Cries Alternative Outside, When I Was a Shiny Angry and Shy Pure Child” urlati
e sbattuti in faccia dalla voce di Carmelo
Orlando, voce dei Novembre.
Si passa poi a “Melancholy Is Not Only For Soldiers” ed è subito la volta
di “Loss And Love” che disarma un po’ soprattutto perché si viene a sapere che
la voce che si presta in questo brano è quella di Fursy Teyssier dei Les
Discrets, in un intreccio quasi impercettibile.
Si arriva quindi inspiegabilmente agli ultimi capitoli “Big Fake Brother”
e “Wrong” , una chiusa meravigliosa assieme alla strumentale “Trentasette”.
In conclusione, è un album che colpisce molto, di cui ci si può
innamorare. Di forte impatto empatico. Per dirla con le parole di Gianluca
Divirglio che potete leggere in una bellissima intervista proprio qui. “Se non ami questa cosa chiamata Arctic Plateau tu non puoi
fare parte di questa cosa chiamata Arctic Plateau”.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Prophecy Productions
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Prophecy Productions
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