Capita spesso di leggere recensioni o altro prima di ascoltare un brano o l’intero album di questo o quel gruppo, ma per una volta provate ad ascoltare prima di leggere.
Il risultato è quello di ritrovarsi per circa trenta minuti a dover pensare in
quale posto si è arrivati. Il luogo di partenza lo sveliamo noi : costa
adriatica, per la precisione Teramo. Poi senti l’inglese del loro indie-rock e
ti sembra di essere in una nostalgica città oltremanica, in uno di quei club
pieni di fumo, in attesa di ascoltare una di quelle band che solo a distanza di
anni dici : io c’ero alla loro prima.
Nati da circa due anni, i DelaWater debuttano con un self-titled di sette tracce, ognuna delle quali capace di far vivere piccole incursioni in vari generi, dal brit-pop al pop psichedelico, o rivivere un preciso momento di vita vissuto o sognato.
Sono le prime due tracce “A dog under the sun” e “Into my heart” di sicuro le più sognanti, grazie anche al giusto e leggero dono del “girevole” basso di Andrea Marramà, quelle che con maggior forza si distaccano dalle altre, anche se come abbiamo detto ognuna vive di luce propria. La scelta di inserirle come prime è di sicuro stata vincente, le loro melodie, quasi da finale, riescono invece a creare un’atmosfera di “partenza” verso lidi ben precisi, grazie a giuste distorsioni che esaltano “l’interventista” chitarra di Pierluigi Filipponi e la “toccata” batteria di Stefano di Gregorio.
Nati da circa due anni, i DelaWater debuttano con un self-titled di sette tracce, ognuna delle quali capace di far vivere piccole incursioni in vari generi, dal brit-pop al pop psichedelico, o rivivere un preciso momento di vita vissuto o sognato.
Sono le prime due tracce “A dog under the sun” e “Into my heart” di sicuro le più sognanti, grazie anche al giusto e leggero dono del “girevole” basso di Andrea Marramà, quelle che con maggior forza si distaccano dalle altre, anche se come abbiamo detto ognuna vive di luce propria. La scelta di inserirle come prime è di sicuro stata vincente, le loro melodie, quasi da finale, riescono invece a creare un’atmosfera di “partenza” verso lidi ben precisi, grazie a giuste distorsioni che esaltano “l’interventista” chitarra di Pierluigi Filipponi e la “toccata” batteria di Stefano di Gregorio.
Diverse invece le direzioni delle successive tracce, e
non solo per i testi, tutti originali che "suonano alla moda ma che in fondo
non lo sono”: dalla pop-psichedelica “How stupid I am !” in cui inizia a farsi
intravedere la voce dell’ex tastiera "cantante" Aurora Aprano (sostituita ora da
Serafino Bucciarelli), a “Lazy days on my sidecar” un vero duetto con la
“manuale” voce di Paolo Marini in cui però a farla da padrone sembra l’introspettiva
e suggestionabile “voce” della chitarra.
Ultima, ma solo perché dopo lo spettacolo, quando le luci
si spengono e restano solo pochi fans, si potrebbe aver bisogno di un caldo
abbraccio, è la ballad “Sold Out”.
Si può solo dire che "DelaWater racconti qualcosa e allo stesso tempo non dica nulla", proprio come un album di foto che racconta solo a chi l'ha vissuto, con la sola differenza che nessuno, ascoltando l'album, vi dirà : "Inutile guardare le altre perchè sono tutte uguali".
Label : Waited for months Records
Voto : ◆◆◆◆◇
Si può solo dire che "DelaWater racconti qualcosa e allo stesso tempo non dica nulla", proprio come un album di foto che racconta solo a chi l'ha vissuto, con la sola differenza che nessuno, ascoltando l'album, vi dirà : "Inutile guardare le altre perchè sono tutte uguali".
Label : Waited for months Records
Voto : ◆◆◆◆◇
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