lunedì 1 ottobre 2012

Numero 6 - Dio C’è (Recensione)

Il tempo comincia  a passare, come si cominciano a fissare in testa una sfilza di domande che prima non venivano in mente nemmeno a forza, ci si interroga, ci si specchia ma principalmente si passano in rassegna tutti quei dettagli che prima venivano scambiati con rotture o quant’altro; questo pare circolare baldanzosamente nel nuovissimo lavoro dei Numero 6, “Dio c’è”, è già dal titolo (assolutamente da non fraintendere per una con conversione di gruppo) si certifica ad una svolta delicata che vede la formazione come a tirare i fili di anni di carriera, non un resoconto, ma una messa a punto della loro forza sonora e poetica per poter sbirciare oltre il loro pop raffinato e brioso che non va mai in scadenza, anzi si rafforza, prende aria e respira e fa respirare fragranze ed atmosfere come elargite da un gentile juke-box coloratissimo.
Melodia a presa rapida (mai banale), testi dagli umori cangianti scritti e cantati da Michele Bitossi, e quel sottofondo sofficemente pensieroso che schizza qua e la per tutta la tracklist, poi una volta mischiato il tutto ne esce un flusso incontenibile di storie, ballate, guasconate elettriche e quella magnifica sfacciataggine di gruppo che fa si che l’ascolto ne esce soddisfatto, appagato e sotto sotto complice della loro semplicità complessa, della loro unicità urbana zompettante; tredici tracce che si snodano sullo stereo come una collana alla quale si è rotto il filo, una dietro l’altra come perline che arrivano, si presentano e si aprono in tutta la loro vivacità espressiva, con originalità di scrittura e a tratti off-teatrale, di quello apparentemente sbarazzino, ma di marca.
Sull’Arca di questo ottimo registrato anche Colapesce, Autobam, Une Passante, Ivan Bert e tanti altri ancora, tutti insieme per disegnare le coordinate dritte sghembe e variate di una lista sonora brillante, dal minuettato urbano di “Scappa via”, al beat di “Crash!”, “Persone che potresti conoscere”, dalla verve scazzata di “Domatore di coglioni” alla ballatina a modo di “La vita sbrana” fino ad arrivare all’arietta folk-freak che tira tra gli anni Sessanta e quelle coralità alla Claudia Mori d’antan nella specificità agra di “A chi è infallibile”; i Numero 6 escono con un sound ancor più unito, solido e con una volontà di mettere in primo piano il dentro del pensiero, il centro e le paranoie di chi una volta tanto si spoglia dalle distrazioni e si veste di se stesso senza le ossessive ripetizioni di un’arte che – se uno ci prende la mano senza gestirla – è già ripetizione al cubo.

Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Urtovox




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