E’ solo un esordio,
sono solo cinque tracce, è un Ep che folgora ogni resistenza se mai fosse
attraversata da qualsiasi volontà. “La
Guarigione” è il primo passo dei lombardi Il Rumore Della Tregua, un pensato e proposto fatto di cantautorato
e un certo rock ispirato, un progetto di scrittura ed immagini basato sulla
dolce amarezza di storie e passaggi nei ricordi, connotazioni di affinità con
la scuola d’autore anni Settanta, magari poi un Ciampi e più in la le drammaturgie elettriche indie dei Massimo Volume, ma la cosa più in
evidenza è la ricerca sonica che
racchiude la brillante semplicità e la freschezza lucidata da un macramè di
fiati che scardinano il plesso solare.
Brezze pensierose e
scatti distorti sono l’andamento generale della tracklist, alta poesia
underground che non si perde mai in vuoti a rendere, un ascolto malinconico e
tenero che fa release per un pugno di minuti in cui si vuole ascoltare ottima
musica e parole, e rispecchiare fedelmente i tratti evanescenti della nuova
stagione cantautoriale, cosa che i nostri sanno fare stupendamente con
l’effetto del racconto, di un viaggio dentro e fuori l’anima; retrogusti
decadenti e sguardi rivolti indietro, un disco che si apre a mantice, a volte
trasfigurativo dentro una certa sua urbanità e senza ombra di dubbio un lavoro “emergente” che
ha tutte le prerogative di una via sonora nel regno delle altissime quote. Lontano
da proclami generazionali, pretese di sperimentazioni iconoclaste o per meglio
dire, fabbrica di potenziali corrosivi trendy, i IRDT regalano ballate, pezzi
di vetro conficcati nel cuore, dettagli di vita e tutto il kit necessario per
dare sfogo all’immaginazione dell’udito, la loro è pura poesia che mostra la
sua nudità, una capacità compositiva allestita tra cielo e terra, nel senso
stretto di una reale metafisica che si tocca.
L’intimità aspra
DeAdreana di “Haiku”, il bighellonare guascone de “L’odore dei cani”, la
magnificenza ventosa di un lontano Giovanardi “Confessa il peccato Harrry”, la
nebbia che fa patina in “La ballata del pignoramento” o il loud alto vagamente mex “Revival”, sono le
componenti rifinite di questa nuova realtà musicale che avanza con passo sicuro
e potente, e l’augurio che griffiamo è quello di veder presto un loro full
lenght, in grado di rispecchiare pienamente il potenziale altamente centrato di
questo quintetto.
Voto:
Autoproduzione
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