Cosa serve per un ottimo album di cantautorato? I testi, sicuramente, ma anche il carisma, una voce che riesce ad entrarti nella testa e comunicarti quello che vuole anche quando sei distratto: provate ad ascoltare De Andrè senza cagare quello che dice ad esempio. I Lui Sono Io, duo composto da Federico Braschi e Alberto Amati, cercano di mixare suggestioni che provengono da questa tradizione italica con il rock, un rock crepuscolare in cui la nebbia evocata in alcuni testi è parte integrante di un'atmosfera nostalgica che i raggi del sole raramente riescono ad oltrepassare.
E i testi, in questo
progetto che si avvale di un sacco di ospiti ai vari strumenti, sono
sicuramente la parte migliore di Storia Di Una corsa: trovando una
via di mezzo fra l'eroico provincialismo di un Ligabue e l'amarezza
meno politically correct di Giorgio Canali le storie raccontate in
questi 10 brani funzionano quasi sempre, anche se le immagini fin
troppo nostalgiche di “Rockstar” sono un campanello di allarma
che qua e là risuona di banalità private della poetica che si
respira invece in brani come il breve incipit di “Brutti Sogni” o
nella cupa “Santa Monica”. Ciò che funziona meno è il modo in
cui questi testi sono resi musicalmente, perchè la voce raramente
riesce a farli risaltare nonostante un accompagnamento musicale che,
pur privo di spunti particolarmente originali, fa di tutto per
trasporre in musica le immagini evocate dalle parole. Se la resa è
accettabile nei brani più tranquilli è dove le distorsioni mettono
becco che l'energia del vocalist scema, non riuscendo a seguire
l'onda degli strumenti: così “Un Altro Treno” si lancia in
un'ascesa continua che perde pian piano (in parte volutamente) la
voce per strada, “Storia Di Una Corsa” sembra forzata in più
punti e soprattutto il rock sgangherato e allegro di “3 e 40”
risulta decisamente fuori posto, piagata da una voce urlata
tutt'altro che piacevole. Di tutt'altra pasta, quando si calmano le
acque, la piacevole vena folk di “Case”, ma qualche scricchiolio
vocale emerge anche nelle tranquille atmosfere di “Via
Stalingrado”, con una metrica inizialmente tentennante che si fa
però dimenticare lungo il resto del brano, soavemente condotto da
tastiere soffuse e strumenti suonati in punta di piedi.
E' un'occasione sprecata
questo Storia Di Una Corsa, perchè riesce a portare alla ribalta un
talento di scrittura piacevole ma veicolato musicalmente in una
maniera che non riesce ad imprimerlo nella testa. Un Vasco Brondi
qualsiasi (citato in “Via Stalingrado”), coi suoi pro ed i suoi
contro che non voglio certo analizzare qui, era riuscito a trovare
una via personale per far arrivare i suoi sfoghi al pubblico: i Lui
Sono Io devono ancora trovarla.
Voto: ◆◆◆◇◇
Label: Brutture Moderne
Label: Brutture Moderne
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