mercoledì 3 luglio 2013

Lui Sono Io - Storia Di Una Corsa (Recensione)

Cosa serve per un ottimo album di cantautorato? I testi, sicuramente, ma anche il carisma, una voce che riesce ad entrarti nella testa e comunicarti quello che vuole anche quando sei distratto: provate ad ascoltare De Andrè senza cagare quello che dice ad esempio. I Lui Sono Io, duo composto da Federico Braschi e Alberto Amati, cercano di mixare suggestioni che provengono da questa tradizione italica con il rock, un rock crepuscolare in cui la nebbia evocata in alcuni testi è parte integrante di un'atmosfera nostalgica che i raggi del sole raramente riescono ad oltrepassare.
E i testi, in questo progetto che si avvale di un sacco di ospiti ai vari strumenti, sono sicuramente la parte migliore di Storia Di Una corsa: trovando una via di mezzo fra l'eroico provincialismo di un Ligabue e l'amarezza meno politically correct di Giorgio Canali le storie raccontate in questi 10 brani funzionano quasi sempre, anche se le immagini fin troppo nostalgiche di “Rockstar” sono un campanello di allarma che qua e là risuona di banalità private della poetica che si respira invece in brani come il breve incipit di “Brutti Sogni” o nella cupa “Santa Monica”. Ciò che funziona meno è il modo in cui questi testi sono resi musicalmente, perchè la voce raramente riesce a farli risaltare nonostante un accompagnamento musicale che, pur privo di spunti particolarmente originali, fa di tutto per trasporre in musica le immagini evocate dalle parole. Se la resa è accettabile nei brani più tranquilli è dove le distorsioni mettono becco che l'energia del vocalist scema, non riuscendo a seguire l'onda degli strumenti: così “Un Altro Treno” si lancia in un'ascesa continua che perde pian piano (in parte volutamente) la voce per strada, “Storia Di Una Corsa” sembra forzata in più punti e soprattutto il rock sgangherato e allegro di “3 e 40” risulta decisamente fuori posto, piagata da una voce urlata tutt'altro che piacevole. Di tutt'altra pasta, quando si calmano le acque, la piacevole vena folk di “Case”, ma qualche scricchiolio vocale emerge anche nelle tranquille atmosfere di “Via Stalingrado”, con una metrica inizialmente tentennante che si fa però dimenticare lungo il resto del brano, soavemente condotto da tastiere soffuse e strumenti suonati in punta di piedi.
E' un'occasione sprecata questo Storia Di Una Corsa, perchè riesce a portare alla ribalta un talento di scrittura piacevole ma veicolato musicalmente in una maniera che non riesce ad imprimerlo nella testa. Un Vasco Brondi qualsiasi (citato in “Via Stalingrado”), coi suoi pro ed i suoi contro che non voglio certo analizzare qui, era riuscito a trovare una via personale per far arrivare i suoi sfoghi al pubblico: i Lui Sono Io devono ancora trovarla.

Voto: ◆◆◆
Label: Brutture Moderne


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