lunedì 19 agosto 2013

Editors - The Weight Of Your Love (Recensione)

The Back Room era stato un esordio impressionante, seguito da un altrettanto eccellente An End Has A Start. Due dischi stilisticamente molto simili, seguito da un terzo disco In This Light And On This Evening, che aveva spiazzato e lasciato interdetti sia fans che detrattori, con le sue sonorità dark-electro-wave.
Allora cosa dire di questo The Weight Of Your Love?
Il singolo A Ton Of Love aveva lasciato presagire il peggio per gli Editors. Un suono ruffiano e, diciamolo, trito e ritrito, con riferimenti non solo agli U2 (peggiori) ma anche (se ascoltate bene) ai Duran Duran,
Mii sono avvicinato con molto timore a questo TThe Weight Of Your Love, dopo aver consumato i loro primi 2 album ed aver accettato In This Light And On This Evening come un “esperimento” che ha, comunque, lasciato qualche buon segno.
Devo dire che i dubbi restano seppur gli spiragli per sperare si intravedono.
La voce di Tom Smith che resta una sicurezza.
E poi "Two Hearthed Spider", il brano più Editors di tutti, "Hyena", "Weight" potrebbero far parte a buon diritto di un best of.

Bisogna dire che aver “soffocato” le proprie composizioni con suoni orchestrali non ha giovato alla causa. Ascoltate, ad esempio, la versione bonus di "Nothing" acustica e confrontatela con l’originale e vedrete che non v’è confronto (un po’ come era accaduto con "Papillon", irritante nella versione full band ma adorabile nella versione acustica). Da salvare anche SUGAR con il suo intro ruffiano e i suoi bridges orientaleggianti; anche se non propriamente in stile Editors non sarebbe stato il singolo perfetto? (non lo sarà stato solo per la frase – esplicita – "You Swallow Me Whole"?).
Grida vendetta What Is This Thing Called Love che con un arrangiamento più scarno avrebbe potuto essere un gran bel pezzo. Indispettisce invece "Formaldehyde", inconcludente e ridondante (magari dal vivo sarò uno dei  pezzi più trascinanti…). Imbarazzante, infine, "Phone Book", praticamente cover di "I’m on fire".

Insomma, un disco da due e mezzo che porto a tre per la fiducia che ripongo in Smith e soci e perché penso che, senza riproporci un altro The Back Room, abbiano tutto il potenziale per spiazzarci (in positivo) la prossima volta.

Voto: ◆◆◆◇
Label: PIAS


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