Molte le novità che il
supergruppo londinese Melt Yourself Down, assatanato di tutto
quello che è bordello vero e proprio, immette nel suo primo disco che porta il
loro stesso nome, una alchimia assordante e clamorosa scaturita dall’incontro
(scontro) tra afro-beat, tribalità alla Don
Pullen e una straordinaria patchanka di accozzaglie free-jazz che fanno
sbomballare anima e muscoli se si intende perseguirli con frenetici balli di
accompagnamento, una jungla di suoni e scatti nervosi che fanno un ascolto
interessante e schizzato, dedicato esclusivamente per chi cerca di intercettare
musiche oltre il livello di una buona pazzia a tappeto. Groove a raffica,
tradizione e outes al crocevia della
psichedelica o perlomeno alle direttrici che ne indicano la strada storta,
colori, profumi, fusioni e indulgenze sfilano in queste otto tracce espressive
e stilisticamente libere da laccioli in un cui il meglio delle sonorità avulse
dal solito tran-tran poppaiolo e roccheggiante mettono addosso a chi le ascolta una voglia
matta di liberarsi dai propri tabù, quasi un voo-doo libertino che orchestra
una eccitazione di massa senza precedenti; certo che la stravaganza e la
libertà qui è passata al setaccio della anarchia più profonda, e dischi come
questi assumono una quasi ricetta interiore, ma è una malia indagante al limite
dello spirituale che ti entra dentro e purifica e guarisce i rallentamenti dell’interiorità, una pozione
acustico-elettrica che spazza via ogni malumore e ti colora la pelle di nero
facendoti diventare uno di loro. A metà strada tra Getatchew Mekurya e le ultime baldorie
degli The Ex, i MYD fanno girare la
testa in un vortice particolare, denso e leggero nello stesso momento in cui
l’abbondanza degli strumenti esplode in un parterre di chicche uditive, le
percussioni di “Tuna”, il ballo convulso di “We are enough”, l’eco spirituale
“Mouth to mouth” e il groovey iniziatico che “Camel” distribuisce a fine corsa,
poi se vi rimane ancora qualcosa di “felicemente intatto dentro” potete sempre
e benissimo ricominciare a farvi abbindolare da questa stupenda botta sulla
nuca sonica che non aspetta altro che rapirvi di nuovo.
Altro giro, altra
corsa, Signori accomodatevi senza ritegno, c’è ipnosi per tutti!
Voto:
Label: Leaf
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