giovedì 17 ottobre 2013

Gli Anni Luce - Mr. Kiss (Recensione)

Mr. Kiss è il titolo del loro primo album, un anno di registrazioni in presa diretta e cinque tracce che fanno ben capire già in partenza la loro grande qualità di destrutturare, scomporre e quindi improvvisare, componendo tracce esaltanti.

Tempo fa li abbiamo visti sul palco del ‘Locomotiv Club’ di Bologna; era esattamente il trentuno maggio del duemiladodici e la data ai molti ricorda di sicuro un concerto che non dimenticheranno facilmente. Ebbene, ad aprire il concerto dei Codeine (qui il nostro report), erano proprio Gli Anni Luce che con il loro post-rock e l’esplorazione di ambient-noise, kraut e drone riescono a tessere una maglia di suoni così psichedelici da trascinare l’ascoltatore in spazi sconfinati, dove l’arguzia sembra essere di casa.

I titoli di sicuro rafforzano la loro originalità che traccia dopo traccia emerge in modo ben definito. Un percorso di quasi trenta minuti che parte con la massima “finesse” di “Scaricatori di Porno”, tempi calmi e dilatati per un decollo misterioso che solo verso la fine svela uno scalo intenso e travolgente.
Uno scalo che non permette molta tregua.
Ancora sospesi in un improvviso limbo psichedelico, grazie ai suoni finali della prima traccia, prendiamo tempo, esattamente dieci minuti con il “Ciccione Viaggiatore”.
Un viaggio il suo, pieno di colpi di scena, che rivela, con i sui tanti cambi di rotta, il vero carattere dell’album.
Un tocco di rock tra l’ambient-noise, quanto basta al risveglio del viaggiatore, intanto in preda ad uno stato di tensione emotiva che lo ha condotto in fuga dalla realtà.
Bello Anzi Bellissimo”, terza traccia che sembra voglia traghettarci in modo teatrale sulla vetta di un monte con ritmo cadenzato, il cui battito iniziale spinge a squarciare con la tagliente chitarra la fitta nebbia che si riesce ad immaginare grazie alle mille ed essenziali vibrazioni. Bella, bellissima, intensa, intensissima.
Situazione apparentemente diversa in “Le reni di Babbo Natale”, che sembra avere tanta, molta fretta. Più chitarra, più batteria, più ritmo insomma più rock, per quanto rock si possa definire il loro modo di sperimentare, sempre in bilico tra improvvisazione ed esplorazione.

La fine del viaggio “2323” è un librarsi al di sopra di ogni emozione.
Calma apparente iniziale, presentataci con la regolare presenza della chitarra che dolcemente ammalia, ma il registro ovviamente cambia e lo fa con la conquista della scena di basso e batteria, accompagnandoci fino agli ultimissimi minuti in un vortice che ci rapirà in toto.

Una band che riesce a captare un bagliore ai molti non visibile, ma che grazie alla sua creatività trasforma musica in emozione, per raggiungere l’apice della Luminosità.
Magari la propria.

Voto : ◆◆◆◆◇
Label : DeAmbula Records


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