mercoledì 26 marzo 2014

Enrico Ruggeri - Ius (Recensione)

Professore: “Allora ragazzi oggi riprendiamo la lezione dell'altra volta su Kant. Eravamo arrivati alla sua idea dell'arte, qualcuno si ricorda che idea ne aveva?”
Classe: “Eeeeeehhhh....mmmmmmhhhh”
P: “Coraggio dai, nessuno che vuol farsi avanti? Dai Enrichetto dimmi cosa ti ricordi tu! Cosa diceva Kant sull'arte?”
Enrichetto: “Ma perchè cazzo mi sono messo davanti oggi...”
P: “Come Enrichetto?”
E: “No dicevo che Kant...beh sì lui diceva...sì, tipo che di fronte all'arte, specie quella lontana dalle forme che conosciamo...noi in pratica proviamo un piacere che non può essere spiegato razionalmente? Che l'arte ci fa tipo violenza?”
P: “E' una domanda o un'affermazione?”
E: “Eeeeeehhhhh...un'affermazione?”
P: “Seee buonanotte. Comunque io sono un professore ignorante che aspetta solo di andare in pensione e Kant me lo ricordo a spizzichi e bocconi, quindi la tua risposta mi va bene. L'arte moderna perciò si fa fatica ad incasellarla e spiegarla, qualcuno mi sa fare un esempio? Magari tu Ramona, che continui a farti i cazzi tuoi e giochi col cellulare?”
Ramona: “Mmmmmmhhhh...l'ultimo album di Enrico Ruggeri?”
E: “Ma chi, quello che ha vinto Sanremo?”
P: “No brutto ignorante, quello non esce di casa da quando Dario Perissutti gli ha fatto fare una figura di merda ad una premiazione dicendogli 'E poi mi dicono che Ruggeri ha inventato il punk, mavaffanculo!'. Non te la ricordi la lezione di storia della musica? Questo è l'ex voce e chitarra degli Hogwash, e il suo album si chiama Ius.”
E: “Scusi ho fatto confusione.”
P: “Ok ma ora stai zitto. E dimmi Ramona, che sensazioni ti ha lasciato il disco?”
R: “Beh è difficile da spiegare...la seconda e la quinta traccia sono molto emozionanti, quasi barocche. "Printania Dust" particolarmente crea un effetto davvero coinvolgente, fra synth avvolgenti, vocalizzi eterei e qualche rada nota di piano che acuisce il generale senso di malinconia che si respira per tutti gli abbondanti 6 minuti della canzone. "Succo", la quinta e ultima traccia, comincia a delinearsi compiutamente solo a metà dei suoi 4 minuti di durata, quando ai rumorismi di sottofondo si unisce un piano struggente che viene però piano piano fagocitato dalla parte elettronica, sempre più invadente: viene concesso uno spazio solitario al piano solo negli ultimi secondi, quando va a sfumare nel silenzio.”
P: “Brava Ramona, bella disamina. Mi piacerebbe sentire anche qualcun altro però. Tu Asdrubale l'hai ascoltato?”
Asdrubale: “Sì prof, l'ho ascoltato. E a me non ha detto un cazzo.”
P: “Oh un bel dibattito! E dicci Asdrubale, perchè non ti è piaciuto?”
A: “Prof io ce l'ho messa tutta. Mi sono riascoltato la traccia iniziale, "Adiosu", un sacco di volte, e alla fine sono anche sceso a patti col suo lento incedere ed affastellarsi di elementi. Perchè effettivamente quando una timida melodia d'archi si fa strada oltre i synth monocordici, e ai radissimi colpi di cassa in sottofondo si aggiunge un ritmo quasi di battiti, lì il brano riesce a sprigionare un potenziale che si intuisce solo in precedenza. Quasi 9 minuti per sviluppare tutto sto ambaradan però son pesanti eh! Ma sono le tracce "Errore n.11" ed "Errore n.12che proprio non mi sono andate giù. Voglio dire, capisco sperimentare, ma la prima consta in 7 minuti di liquidi suoni cacofonici che non danno mai la sensazione di avere un senso od uno sviluppo concreto, e la seconda è fatta di rasoiate elettroniche a volume crescente che dan fastidio e basta: mio papà l'ha sentita per sbaglio e m'ha detto di piantarla con quel casino che il tornio a lavoro era più melodioso. Mi sembra che queste due hanno un titolo adeguato, sono errori e basta.”
P: “Bravo Asdrubale, breve ma affossante come diceva Egon in Ghostbusters 2. Voi avete cercato di dare una spiegazione ad un qualcosa a cui è difficile darla: l'elettronica sperimentale è un po' come l'astrattismo, ti può piacere a pelle oppure no ma per quanto tu ti ci metta qualunque spiegazione darai al motivo per cui ti fa stare bene o ti fa ribrezzo non riuscirà mai a spiegare esattamente quella sensazione. E' come se si sviluppasse una forma di legame, totalmente al di fuori del conoscibile, fra te e l'artista, e probabilmente è questo che intendeva Kant. Ius l'ho ascoltato anche io, e se dovessi farvene una disamina sarei d'accordo con le vostre opinioni: ha dei momenti melodici che, uniti alle invenzioni elettroniche, creano un bel tappeto sonoro, ma Ruggeri perde spesso la bussola e per troppi minuti mi sono sentito le orecchie violentate o sfinite da quelli che mi sono sembrati esercizi di stile fini a sé stessi. Ma forse è anche questo il compito dell'arte, blandirci per poi infastidirci...Enrichetto, vorrei una tua opinione al riguardo. Per la prossima settimana devi farmi una recensione del disco e dirmi se, secondo te, a Kant sarebbe piaciuto.”
E: “Ma prof io ascolto le Pornoriviste, cazzo ne capisco di elettronica sperimentale!”

E chissà se Enrichetto ne uscirà vivo. Perchè Ius è impegnativo, difficile, a volte ti dà soddisfazioni ma più spesso si fa odiare col suo chiudersi ermeticamente nei territori della sperimentazione estrema. Tanto estrema che io non riesco a capirne il senso, e se non sono riuscito pienamente a spiegarne il perchè vorrà dire che Kant aveva ragione. Ora vado a riposarmi.

Voto: ◆◆◇◇
Label: Neverlab Avant



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