Professore: “Allora ragazzi
oggi riprendiamo la lezione dell'altra volta su Kant. Eravamo
arrivati alla sua idea dell'arte, qualcuno si ricorda che idea ne
aveva?”
Classe:
“Eeeeeehhhh....mmmmmmhhhh”
P: “Coraggio dai, nessuno che
vuol farsi avanti? Dai Enrichetto dimmi cosa ti ricordi tu! Cosa
diceva Kant sull'arte?”
Enrichetto: “Ma perchè cazzo
mi sono messo davanti oggi...”
P: “Come Enrichetto?”
E: “No dicevo che Kant...beh
sì lui diceva...sì, tipo che di fronte all'arte, specie quella
lontana dalle forme che conosciamo...noi in pratica proviamo un
piacere che non può essere spiegato razionalmente? Che l'arte ci fa
tipo violenza?”
P: “E' una domanda o
un'affermazione?”
E:
“Eeeeeehhhhh...un'affermazione?”
P: “Seee buonanotte. Comunque
io sono un professore ignorante che aspetta solo di andare in
pensione e Kant me lo ricordo a spizzichi e bocconi, quindi la tua
risposta mi va bene. L'arte moderna perciò si fa fatica ad
incasellarla e spiegarla, qualcuno mi sa fare un esempio? Magari tu
Ramona, che continui a farti i cazzi tuoi e giochi col cellulare?”
Ramona: “Mmmmmmhhhh...l'ultimo
album di Enrico Ruggeri?”
E: “Ma chi, quello che ha
vinto Sanremo?”
P: “No brutto ignorante,
quello non esce di casa da quando Dario Perissutti gli ha fatto fare
una figura di merda ad una premiazione dicendogli 'E poi mi dicono
che Ruggeri ha inventato il punk, mavaffanculo!'. Non te la ricordi
la lezione di storia della musica? Questo è l'ex voce e chitarra
degli Hogwash, e il suo album si chiama Ius.”
E: “Scusi ho fatto
confusione.”
P: “Ok ma ora stai zitto. E
dimmi Ramona, che sensazioni ti ha lasciato il disco?”
R: “Beh è difficile da
spiegare...la seconda e la quinta traccia sono molto emozionanti,
quasi barocche. "Printania Dust"
particolarmente crea un effetto davvero coinvolgente, fra synth
avvolgenti, vocalizzi eterei e qualche rada nota di piano che acuisce
il generale senso di malinconia che si respira per tutti gli
abbondanti 6 minuti della canzone. "Succo",
la quinta e ultima traccia, comincia a delinearsi compiutamente solo
a metà dei suoi 4 minuti di durata, quando ai rumorismi di
sottofondo si unisce un piano struggente che viene però piano piano
fagocitato dalla parte elettronica, sempre più invadente: viene
concesso uno spazio solitario al piano solo negli ultimi secondi,
quando va a sfumare nel silenzio.”
P:
“Brava Ramona, bella disamina. Mi piacerebbe sentire anche qualcun
altro però. Tu Asdrubale l'hai ascoltato?”
Asdrubale:
“Sì prof, l'ho ascoltato. E a me non ha detto un cazzo.”
P:
“Oh un bel dibattito! E dicci Asdrubale, perchè non ti è
piaciuto?”
A:
“Prof io ce l'ho messa tutta. Mi sono riascoltato la traccia
iniziale, "Adiosu", un
sacco di volte, e alla fine sono anche sceso a patti col suo lento
incedere ed affastellarsi di elementi. Perchè effettivamente quando
una timida melodia d'archi si fa strada oltre i synth monocordici, e
ai radissimi colpi di cassa in sottofondo si aggiunge un ritmo quasi
di battiti, lì il brano riesce a sprigionare un potenziale che si
intuisce solo in precedenza. Quasi 9 minuti per sviluppare tutto sto
ambaradan però son pesanti eh! Ma sono le tracce "Errore
n.11" ed "Errore n.12" che proprio non mi sono andate
giù. Voglio dire, capisco sperimentare, ma la prima consta in 7
minuti di liquidi suoni cacofonici che non danno mai la sensazione di
avere un senso od uno sviluppo concreto, e la seconda è fatta di
rasoiate elettroniche a volume crescente che dan fastidio e basta:
mio papà l'ha sentita per sbaglio e m'ha detto di piantarla con quel
casino che il tornio a lavoro era più melodioso. Mi sembra che
queste due hanno un titolo adeguato, sono errori e basta.”
P:
“Bravo Asdrubale, breve ma affossante come diceva Egon in
Ghostbusters 2. Voi avete cercato di dare una spiegazione ad un
qualcosa a cui è difficile darla: l'elettronica sperimentale è un
po' come l'astrattismo, ti può piacere a pelle oppure no ma per
quanto tu ti ci metta qualunque spiegazione darai al motivo per cui
ti fa stare bene o ti fa ribrezzo non riuscirà mai a spiegare
esattamente quella sensazione. E' come se si sviluppasse una forma di
legame, totalmente al di fuori del conoscibile, fra te e l'artista, e
probabilmente è questo che intendeva Kant. Ius l'ho ascoltato anche
io, e se dovessi farvene una disamina sarei d'accordo con le vostre
opinioni: ha dei momenti melodici che, uniti alle invenzioni
elettroniche, creano un bel tappeto sonoro, ma Ruggeri perde spesso
la bussola e per troppi minuti mi sono sentito le orecchie violentate
o sfinite da quelli che mi sono sembrati esercizi di stile fini a sé
stessi. Ma forse è anche questo il compito dell'arte, blandirci per
poi infastidirci...Enrichetto, vorrei una tua opinione al riguardo.
Per la prossima settimana devi farmi una recensione del disco e dirmi
se, secondo te, a Kant sarebbe piaciuto.”
E:
“Ma prof io ascolto le Pornoriviste, cazzo ne capisco di
elettronica sperimentale!”
E
chissà se Enrichetto ne uscirà vivo. Perchè Ius è impegnativo,
difficile, a volte ti dà soddisfazioni ma più spesso si fa odiare
col suo chiudersi ermeticamente nei territori della sperimentazione
estrema. Tanto estrema che io non riesco a capirne il senso, e se non
sono riuscito pienamente a spiegarne il perchè vorrà dire che Kant
aveva ragione. Ora vado a riposarmi.
Voto: ◆◆◇◇◇
Label: Neverlab Avant
Label: Neverlab Avant
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