mercoledì 28 maggio 2014

Gli Altri/Uragano - Split (Recensione)

La buona sorte ha voluto che l'anno scorso mi imbattessi nel primo album de Gli Altri, band ligure che partendo da basi hardcore punk non disdegnava negli otto pezzi dell'esordio di mischiare le carte con influenze noise e post rock: dopo aver contribuito al progetto collettivo L'Inverno Della Civetta assieme a molte altre band della zona ecco arrivare una nuova collaborazione, stavolta con i conterranei Uragano, a dimostrare l'affiatamento della scena. Due modi diversi di intendere la stessa attitudine, ovvero dare tante palate sui denti...a livello puramente musicale ovviamente.
Equamente diviso con tre brani a testa, l'ep si rivela ben diverso in quanto a temi musicali. Gli Altri aprono le danze e sprigionano il loro lato più energico, lasciando nel cassetto le sperimentazioni più morbide che si prendevano una fetta di spazio in Fondamenta Strutture Argini: già “Progettare Un Luogo” è una dichiarazione d'intenti, quella di pestare sull'acceleratore in maniera aggressiva senza però disdegnare momenti di pausa tesi a preparare il campo alle esplosioni distorsive. Se la prima traccia alterna sapientemente le due fasi sono però “Generare Il Vuoto” e “Disegnare Il Moto” a mostrare le cose migliori, con arrangiamenti mutevoli che, soprattutto nel secondo caso, fanno intravedere uno sviluppo sonoro che, seppur confinato al lato più “violento” della band, lascia ben sperare per il futuro: gli arpeggi prima della conclusione sono il modo migliore per preparare all'ultima cavalcata distorsiva, ed è il modo in cui la band lascia la scena agli Uragano.
Qui ci troviamo, almeno inizialmente, in tutt'altro territorio. La velocità evocata nei tre brani precedenti lascia spazio per le atmosfere fra il noise ed il doom di “Amy”, con basso cavernoso e chitarra tagliente a dipingere a tinte scure una tela che sa di Melvins, il tutto dilungato per nove minuti in cui non mancano assalti più o meno intensi ma sempre mantenendo un andamento lento e granitico. Ad appoggiarsi sopra la cupa base sonora il cantato screamo di Luca, volutamente grezzo ma che non convince appieno, anche se dimostra di essere più a suo agio nelle atmosfere agitate della conclusiva “238 chilometri”: partita con premesse simili alla prima traccia questo brano dà il meglio di sé a metà dei quattro minuti di durata, sfruttando una pausa centrale utilissima a far scendere la tensione e salire le aspettative, di certo non deluse da una cavalcata a velocità progressiva potente e riuscitissima. Ad unire i due estremi un curioso “Interludio”, sperimentale e veloce intermezzo dall'atmosfera inquietante e vagamente circense.

Funziona l'accoppiata, anche se gli Uragano mostrano qualche zoppichio che inficia un risultato finale comunque lodevole: la scena ligure si dimostra ancora una volta varia e vitale, complimenti a chi ne fa parte e a chi ha saputo valorizzarla con progetti come questo, supportato da un nugolo di etichette (italiane e non) che hanno evidentemente a cuore la buona musica.

Voto: ◆◆◆◇◇
Label: Cordata







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