La buona sorte ha voluto che
l'anno scorso mi imbattessi nel primo album de Gli Altri, band ligure
che partendo da basi hardcore punk non disdegnava negli otto pezzi
dell'esordio di mischiare le carte con influenze noise e post rock:
dopo aver contribuito al progetto collettivo L'Inverno Della Civetta
assieme a molte altre band della zona ecco arrivare una nuova
collaborazione, stavolta con i conterranei Uragano, a dimostrare
l'affiatamento della scena. Due modi diversi di intendere la stessa
attitudine, ovvero dare tante palate sui denti...a livello puramente
musicale ovviamente.
Equamente diviso con tre brani a
testa, l'ep si rivela ben diverso in quanto a temi musicali. Gli
Altri aprono le danze e sprigionano il loro lato più energico,
lasciando nel cassetto le sperimentazioni più morbide che si
prendevano una fetta di spazio in Fondamenta Strutture Argini: già
“Progettare Un Luogo” è una dichiarazione d'intenti, quella di
pestare sull'acceleratore in maniera aggressiva senza però
disdegnare momenti di pausa tesi a preparare il campo alle esplosioni
distorsive. Se la prima traccia alterna sapientemente le due fasi
sono però “Generare Il Vuoto” e “Disegnare Il Moto” a
mostrare le cose migliori, con arrangiamenti mutevoli che,
soprattutto nel secondo caso, fanno intravedere uno sviluppo sonoro
che, seppur confinato al lato più “violento” della band, lascia
ben sperare per il futuro: gli arpeggi prima della conclusione sono
il modo migliore per preparare all'ultima cavalcata distorsiva, ed è
il modo in cui la band lascia la scena agli Uragano.
Qui ci troviamo, almeno
inizialmente, in tutt'altro territorio. La velocità evocata nei tre
brani precedenti lascia spazio per le atmosfere fra il noise ed il
doom di “Amy”, con basso cavernoso e chitarra tagliente a
dipingere a tinte scure una tela che sa di Melvins, il tutto
dilungato per nove minuti in cui non mancano assalti più o meno
intensi ma sempre mantenendo un andamento lento e granitico. Ad
appoggiarsi sopra la cupa base sonora il cantato screamo di Luca,
volutamente grezzo ma che non convince appieno, anche se dimostra di
essere più a suo agio nelle atmosfere agitate della conclusiva “238
chilometri”: partita con premesse simili alla prima traccia questo
brano dà il meglio di sé a metà dei quattro minuti di durata,
sfruttando una pausa centrale utilissima a far scendere la tensione e
salire le aspettative, di certo non deluse da una cavalcata a
velocità progressiva potente e riuscitissima. Ad unire i due estremi
un curioso “Interludio”, sperimentale e veloce intermezzo
dall'atmosfera inquietante e vagamente circense.
Funziona l'accoppiata, anche se
gli Uragano mostrano qualche zoppichio che inficia un risultato
finale comunque lodevole: la scena ligure si dimostra ancora una
volta varia e vitale, complimenti a chi ne fa parte e a chi ha saputo
valorizzarla con progetti come questo, supportato da un nugolo di
etichette (italiane e non) che hanno evidentemente a cuore la buona
musica.
Voto: ◆◆◆◇◇
Label: Cordata
Label: Cordata
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