martedì 12 giugno 2012

Silvia Dainese - 11 (Recensione)

Il primo contatto sensoriale della sottoscritta con il mondo di Silvia Dainese avviene sottoforma di visione del videoclip della settima traccia di "11", "O la luna in gola", in cui la videocamera del telefonino della cantante, che si riprende da sé, indugia più che altro sul sotto gola della stessa - diciamo più giù di una decina di centimetri. Non mi accorgo che ho le cuffie stereo al minimo, così vedo solo le immagini di una bella brunetta muta che si diverte a fare la birichina - così mi pare - scarabocchiandosi la pelle. «Un'altra intellettuale che punta tutto sulle bocce», la bollo così. Poi mi rendo conto che non c'è audio, così alzo il volume, faccio ripartire il video, e inaspettatamente mi parte per le orecchie la canzone di un (ricco) EP che trasuda fascino, e la cosa delle bocce fa harakiri all'istante.

"11" è un ottimo lavoro di elettronica pop, prossimo per atmosfere alla migliore Antonella Ruggiero e agli Ustmamò ultima maniera, e in cui tutto sta in piedi con equilibrio elegantissimo. Nei testi Silvia ama giocare con le sinestesie, e le sette canzoni del disco - più gli "11 secondi" dell'ottava, che chiude il cerchio in completo silenzio - sono di fatto catene emozionali e matrioske che includono esperienze di percezioni multiformi. Così ''Pac-Man (Siamo soli)" esordisce con un insolito ''diventare grande è una cosa liquida: pianto, gioia, sudore, sangue'', in cui confluiscono il ricordo delle corse ansiogene del pallino giallo sole del videogioco, in fuga da spietati fantasmini zombie, e la corporeità più quotidiana, concreta e precaria dello stare al mondo. "Sono una sognatrice'' è un piccolo monologo interiore adagiato su un loop ipnotico e battente, in cui anima e corpo si divertono a scambiarsi d'abito e confondersi l'una nell'altro ("vivo sulla luna sopra un albero di cera che si scioglie a ogni ricordo triste' [...], mi consola la terra di poterla sentire sotto i piedi da sveglia con un bellissimo sole"). Ancora, la contaminazione dei sensi in "Sapore di zenzero", dolcissima ballata introspettiva, tenta di definire l'indefinibile completezza di un "giorno perfetto" come l'aroma dello zenzero: "se fosse un movimento potrebbe essere intenso; se fosse un ricordo, l'odore delle rose". "Baciami e odiami" propone uno dei topoi più triti e ritriti in materia di canzoni d'amore, quello dell'odi et amo catulliano, ma qui in una deliziosa chiave synth-pop britannico anni '80 che salva capra e cavoli aldilà della convenzionalità tematica ("almeno ama l'amore!"). Con Silvia duetta un ospite perfettamente in linea col progetto, Luca Urbani: "Non diciamolo a nessuno", che potrebbe benissimo essere spacciata per una canzone dei Soerba, è un'elucubrazione surrealista e paranoica in cui trionfa di nuovo il gusto per le commistioni sensoriali ("donna, illusione, senso e colpa e succo di sole, vorrei fidarmi di te"). Climax assoluto del disco, "Pelle come limone" è una sorta di manifesto descrittivo del mondo emotivo di Silvia Dainese, una che non si fa troppi problemi a riconoscersi in epiteti della serie stronza-duale-depressa-antipatica, una che "chiamami pure pazza se ti scrivo una poesia"; una colata di lava rovente che trabocca contraddizioni e fragilità sensualissime.

Chiude "O la luna in gola", settima canzone vera e propria, quella del video famoso di inizio recensione - video che, dopo sei brani capaci di catturarmi per intensità e forza evocativa, assume tutto un altro sapore, quello dell'intimità condivisa. "Ti odio, sono sull'autobus, un uomo scende...": si affaccia di nuovo l'amore deluso, e con esso piccoli gesti e immagini di quotidiano che si mescolano a associazioni di idee inusuali eppure efficacissime ("Chissà, sarò sola o il mio amore mi sorriderà ancora? E gli amanti partiranno e la coca-cola la berrò ancora, e la neve tornerà al suo posto come tanto tempo fa con sciroppo di menta").

Voto: ◆◆◆◆◇
Label: TdEproductionZ 

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