Sporchi, ruvidi, cattivi e velenosi questi ragazzotti danesi degli Iceage, la cui regola spacca & scappa fa proseliti in mezza Europa; la loro è nefasta energia post-punk ma che ancora tagliuzza bene orecchie e pelli esposte, quelle esposizioni di radioattivo hardcore che segnarono il confine malato tra i 70/80 e che ancora sensibilizzano il principio attivo della distruzione ideologica e sociale.
“You’re Nothing” è il loro urlo sconsacrato, la loro totale disillusione per il mondo e per l’essere umano in generale, e tutto questo viene immortalato in una sanguinaria mezz’oretta di tensione a mille, chitarre muriatiche e una voce stonata quanto basta per sputare in faccia e nell’ascolto il disagio solenne di chi proprio non ci sta e che non saprà mai il significato vero di futuro, inteso come tempo a venire; Joy Division di prima cotta, Fugazi e Danzig e tutta l’armada storta dei periodi neri del punk sono le snervanti combinazioni che incastrano a dovere questo frenetico buon disco, disco che si imbarca in un running apertamente denunciante, apertamente votato alla disperazione più cupa e abrasiva.
Dodici “risentimenti” che sbavano una slogazionistica contro al fiele, ringhi, denti acuminati e malessere urbano aggrediscono chiunque, strumentazione compressa e alcolica fanno il resto, e il quartetto di Copenaghen – con un manifesto programmatico di distruzione – sparano elettricità distorta a profusione a mò di antiaerea e di attacco compulsivo; è chiaro fin dal principio che gli Iceage non scendono a compromessi di sorta, la loro è una battaglia anfetaminica malata che non ammette intrusioni, un prolisso incedere selvaggio che ha i suoi punti di oltraggio massimo in “Coalition”, “Everything drifts” e “Awake”, ma poi per non farsi mancare nulla imbastiscono un crudo preambolo di punkyes che da “Wounded hearts” a “Ecstasy” – passando per le accordature slogate di “Morals” – fa tirare il collo e il corazon a chi cerca anche un pur minimo spazio di armonia per riposare gli indotti uditivi.
Dalla Danimarca il muso duro degli Iceage, musica per centri sociali agguerriti e spiriti liberi di destrutturare il destrutturabile. Da prendere su serio!
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Matador 2013
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