martedì 3 settembre 2013

Io Monade Stanca - Three Angles (Recensione)


Tre teste, Edoardo Baima (vocals, corde), Matteo Romano (percussioni) e Nicolas Joseph Roncea (corde), al centro dei suoni di Io Monade Stanca - progetto Italiano, Canalese ad esser precisi - che ha visto la luce nel 2005 per proiettarsi nella non facile scena post-rock/math. Territori pericolosi che affondano le radici in un percorso costruito da Steve Albini, dagli Slint, dai superlativi Rodan - in cui cultura, contenuti e soprattutto l’Arroganza, sono la discriminante fondamentale al già sentito, all’inutile.
Tutt’altro che semplice addentrarsi per queste vie, soprattutto dall’Italia, che impone di farsi strada da una parte, affrontando un paese che non brilla per tradizione musicale e dall’altra, come un paradosso, cercando di emergere tra band eccellenti, quali gli Uzeda, diretti verso ritmiche più scomposte e art-rock  e i Three Second Kiss, virati su un sound più spigoloso, “angular” come l’avrebbe definito Jason Noble. Gli Io Monade Stanca hanno il merito di aver cercato, negli anni, una soluzione sonora che non li portasse a “ripercorrere” le stesse note suonate da altri, azzardando scelte non sempre innovative, ma certamente creative, con l'intento di far confluire nel proprio scenario le giuste influenze e una discreta dose di sperimentazione. Ascoltando Three Angles - album coprodotto da un set di label Italiane (Goat Man, Canalese Noise, Only Fucking Noise, New Sonic Records) e non (la francese A Tant Rever Du Roi, l’olandese T Collectible, la lussemburghese Whosbrain Rec, la spagnola Human Feather) - si ha l’impressione di camminare sul filo, in equilibrio tra spunti notevoli, in cui trovano spazio tecnicismi, cambi di direzione intelligenti e un’urgenza melodica degna dei 90’s - Birichino sarai tu - Momra Rusia - Ma grandmere est mechante - e momenti in cui la band si mostra meno complessa, ma comunque incisiva - Tamarrismi. - 90 Gradi. La qualità del disco è indubbiamente alta nonostante venga penalizzata, purtroppo, da un mastering che toglie intensità al sound lasciando indietro la batteria, troppo ovattata e soffocata dalle chitarre, un lavoro che avrebbe meritato certamente qualche accorgimento in più; dettagli, che fanno una gran differenza. Il vero neo dell'album però, è Telefilm, un brano pesantemente influenzato dalla presenza, discutibilissima, di Xabier Iriondo (Afterhours, Six Minute War Madness, A Short Apnea). Una chitarra aggiunta che tenta di imprime "pathos", assolutamente priva di senso per un lavoro che analizza le emozioni, le scompone e le usa, invece di sbandierarle con melodie dalle imbarazzanti pieghe/piaghe adolescenziali. Un episodio isolato ad ogni modo, che si dimentica facilmente con - Un giro in bici - e la conclusiva - Vivaldi -  tracce in cui la band esprime magistralmente la decostruzione ritmica con crescendo che non si risolvono mai in spannung, variazioni di tempo meravigliosamente angolari e una stratificazione sperimentale dei suoni che trova posto in modo del tutto naturale tra le melodie che via via prendono forma. Con Three Angles gli Io Monade Stanca hanno confermato di aver diritto di parola in un ambiente elitario e difficilmente accessibile. Il prossimo passo sarà guadagnarsi l’Arroganza di far valere la propria opinione. Nell’attesa, gran bel lavoro.

Voto: ◆◆◆◆
Label: Collectible Distribution

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