Se c'è un filo comune che lega
tutta la discografia dei MasCara, qui giunti al secondo album dopo
l'Ep L'Amore E La Filosofia e l'esordio sulla lunga distanza Tutti
Usciamo Di Casa, è la cura certosina con cui confezionano i propri
brani. Influenzati dalla new wave (anche più del solito in questo
nuovo capitolo) e con un piglio cantautorale che si riflette in testi
curati e spesso legati a doppio filo fra di loro, la band varesotta
vanta fin dagli inizi arrangiamenti ottimamente strutturati ma un po'
trascurati, nel primo full lenght, da un'attenzione maggiormente
puntata sul lato vocale. Lupi, anticipato corposamente dai due ep
Isaac e Laica, cerca di porre rimedio a questo “difetto”,
proponendo un mix sonoro in cui tutti gli elementi hanno lo stesso
valore.
Già l'iniziale “Macchine Da
Guerra” propone un'immagine evoluta della band, con l'ottima voce
di Lucantonio meno impostata ma di contro più efficace e suoni
all'insegna dell'ariosità, fra chitarre riverberate e batteria dal
sapore marzialmente eighties: a dar man forte nel caso specifico
anche il sax, che a metà brano fa capolino con un contributo breve
ma godibile. La nuova vena è amplificata anche da esperimenti
arditi: l'energica “Isaac” ha sonorità graffianti che quasi
ricordano l'industrial, “Riti Ancestrali” e “Gocce Di Benzina”
lasciano spazio preponderante ad un'elettronica melliflua e
decadente, “Laica” si fa forza di un ritmo convulso e senza
pause.
Una maggiore energia è
percepibile ovunque, anche se non mancano momenti più rilassati in
cui il lato più raffinato e “barocco” della band trova piena
espressione: convince solo in parte da questo punto di vista
“Graffiti”, molto meglio va a quella “Falsa Età Dell'Oro”
annoverabile fra i migliori episodi del disco e a cui si può
imputare come unico difetto una certa confusione sonora nei
ritornelli, uno dei rari casi in cui l'affastellarsi di strumenti
sembra essere meno cesellato del solito. E' pur vero che il ritmo
generale rispetto al passato si è fatto più sostenuto ed i suoni in
parte più grezzi, come se i MasCara avessero voluto sporcare un po'
quell'immagine che a tratti li raffigurava più snob di quel che
erano, ma basta sentire brani come “Cattedrali Al Neon” per
accorgersi che sotto sotto la cura è sempre la stessa...basta stare
ad ascoltare bene. Al brano sopra citato va anche la palma per uno
dei migliori testi, sempre di ottima qualità, difficile trovare
invece brani al di sotto degli standard dal punto di vista sonoro:
l'appeal fin troppo anni 80 di “Dei Per Sempre”, unito ad un
cantato forzatamente particolare, è uno dei pochi difetti del disco,
a cui si può anche imputare con “Vita Sonica” di concludere in
maniera più scialba di quanto il livello generale del disco
lasciasse presupporre.
Fin dai primi passi del percorso
con cui i MasCara sono arrivati all'uscita di questo Lupi si era
capito quanto ci tenessero a dare alle stampe il miglior risultato
possibile: quale possa essere il livello massimo della band è ancora
tutto da vedere, di sicuro Lupi ne è la miglior espressione da che
li conosco e mostra, in maniera quasi anacronistica, quanto pescare
suggestioni dalle nebbie della new wave italiana li abbia aiutati a
rendere ancor più personale il proprio cammino. E non è da tutti
riuscire a costruire sulle rovine di un glorioso passato qualcosa che
non sappia di pura e semplice copia sbiadita.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Autoproduzione
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