Basta dare un'occhiata
alla cover di questo Girl ed un ascolto anche solo della prima
traccia “Pathetic” per accorgersi in fretta che l'album d'esordio
degli A Violet Pine (Beppe Procida a chitarra, synth e voce, Pasquale
Ragnatela a basso e piano e Paolo Ormas alla batteria e sequencer) è
tutto tranne che il tipico album estivo. Muovendosi in un solco che
unisce trip-hop, new wave oscura e arpeggi chitarristici che lasciano
qualche strascico di post rock la band sforna un connubio
interessante, in cui la voce sussurrante di Beppe aiuta a lasciarsi
trascinare dalle note.
I pezzi degli A Violet
Pine sembrano quasi costruiti per sottrazione, appoggiandosi ad uno
scheletro di ritmo su cui chitarra e synth costruiscono punteggiature
minimali, una decisione che dà all'intero album un'impronta
personale molto forte ma che all'inizio lascia un po' perplessi.
“Pathetic”, “Girl” e “Even If It Rains” rappresentano un
trittico introduttivo che stenta a coinvolgere l'ascoltatore, colpa
forse anche di un cantato che, pur sposandosi alla perfezione con le
atmosfere proposte, risulta fin troppo amalgamato al tessuto sonoro
senza dare una scossa che sembra necessaria. Le atmosfere un po' più
lievi della terza traccia sono comunque il viatico per un pezzo
simile ma ben più convincente “And Then”, e da lì in poi di
motivi per apprezzare il lavoro del trio se ne trovano più d'uno.
L'oscura “Family” innanzitutto, in cui un dolente giro di
chitarra acustica ci accompagna per tutti i 3 minuti abbondanti del
percorso aiutato pian piano da tastiera e synth, “Fragile” col
suo lento dipanarsi di atmosfere rarefatte in cui gli arpeggi della
chitarra elettrica non preparano certo allo spiazzante tripudio
distorsivo finale, su cui il synth si appoggia in modo ossessivamente
convincente, la ballad fuori dai canoni classici “Sam”, guidata
dal piano e da una voce più presente in cui il ritmo percussivo in
sottofondo si fa sempre più incalzante fino a rendere il brano
completamente elettronico nel finale. Piacevoli ma non epocali “25
mg Of Happyness” e la conclusiva “Pop Song For Nice People”
mentre sa di occasione sprecata “Sleep”, ossessivo viaggio sonoro
in cui gli elementi si accavallano in maniera convincente col
procedere dei minuti ma che con l'arrivo delle grevi distorsioni
finali perde di appeal a causa della voce di Beppe, mutuata in stile
Thom Yorke in una maniera che funziona solo finchè le atmosfere
rimangono rarefatte.
Di motivi per promuovere
a pieni voti il trio che esordisce sotto la benevola ala di Seahorse
ce ne sono, tuttavia la sensazione che rimane alla fine di queste 10
tracce è quella di un potenziale non completamente espresso,
tentennante in qualche punto. E' normale per un gruppo al primo
album, ma la mia scommessa personale è che quel voto in più che
manca in fondo se lo potranno meritare appieno con un seguito che
sappia espandere pienamente un universo creativo già di per sé
originale e convincente. See you soon.
Voto: ◆◆◆◇◇
Label: Seahorse
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